Per Bruno Marinelli

Elena Laureti, Annamaria Menichelli, Luigi Sensi

Il dottor Bruno Marinelli è morto il 28 giugno u.s. all’Ospedale di Foligno dopo una degenza dolorosa che si è protratta per alcuni mesi.

A Laura, Valter, Federico e Gabriella giunga il nostro più sincero e affettuoso cordoglio.

Nato in Roma il 31 ottobre del 1939, Marinelli aveva maturato la propria formazione intellettuale e culturale nell’ambito degli studi Storico-giuridici che gli avrebbero consentito di accedere ad importanti funzioni nell’Amministrazione finanziaria dello Stato. La Storia (“grande”e “piccola”) fu per lui un campo d’indagine elettivo sin dalla fine degli anni Settanta del secolo scorso quando (1977) si stabiliva in Foligno. Città che sempre ha sentito come “propria”. Nella quale aderì a molteplici Istituti e Associazioni, in modo elegante e discreto, lasciando in alcuni di essi tracce indelebili.

Ci riferiamo in particolare all’Accademia Fulginia della quale, socio ordinario sin dal 1998, diventava membro del Magistero Accademico con la presidenza del professor Fabio Bettoni (2015-2022); all’Associazione Orfini Numeister sin dal suo nascere (1993), al Centro di Ricerche Federico Frezzi fin dalla sua fondazione (2007). Diede apporti autorevoli alla Commissione Storico-Artistica (poi Comitato scientifico) dell’Ente Quintana durante le presidenze della professoressa Anna Maria Rodante e dell’architetto Alfiero Moretti. Partecipò a realtà esterne a Foligno, tra le quali ricordiamo la Deputazione di Storia Patria per l’Umbria e la Fondazione Fedrigoni Fabriano per la Storia della carta della quale fu socio d’Onore.

Ottimo conoscitore del Latino classico e medioevale, della Paleografia e della Diplomatica, Marinelli era in grado di frequentare con perizia gli Archivi di Stato ed Ecclesiastici, tanto da essere insignito del titolo di Ispettore Archivistico Onorario; nonché i Fondi Antichi delle Biblioteche “Comunale” e “Jacobilli” in Foligno, dell’“Augusta” e della “Dominicini” in Perugia, per citare solo quelle visitate con maggiore assiduità. La competenza “tecnica” e la curiosità intellettuale lo spingevano a muoversi in spazi di ricerca che andavano dalla storia degli enti religiosi a quella degli istituti civili, dalla prosopografia alla demografia, dalla periegetica alla storia dei territori locali; e gli facevano realizzare testi asciutti e nitidi, frutto di un intreccio sapiente di ciò che i documenti originali ponevano via via alla sua attenzione di studioso con quanto la storiografia su quel preciso tema aveva assodato o suggerito di assodare fino a quel momento. Da qui le centinaia di pagine che abbiamo letto (dal 1986 in avanti) su riviste come “Analecta Augustiniana”, “Archivi in Valle Umbra”, “Archivum Fratrum Praedicatorum”, “Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria”, “Bollettino Storico della Città di Foligno”, “Proposte e Ricerche”, per dire soltanto delle testate maggiori.

Collaboratore imprescindibile di molte opere collettanee uscite in Foligno dagli anni Ottanta in avanti, lo troviamo in libri come La società in costume. Giostre e tornei nell’Italia di antico regime (1986); in Foligno e il Risorgimento (2012); I Palazzi Pubblici di Foligno (2014); Foligno e la Grande Guerra (2017): quattro raccolte saggistiche impostate e dirette da Fabio Bettoni; nel Saggio di documentazione e bibliografia per una storia della carta a Foligno (1993) con Annamaria Menichelli e Gabriele Metelli; in La collezione d’arte e la sede di Palazzo Cattani (2022); nonché nei Calendari Artistici della Cassa di Risparmio di Foligno (dal 1992 in avanti) a cura di Rita Fanelli Marini; nelle Strenne della Biblioteca Comunale di Foligno (nel 1996-97) coordinate da Piero Lai e Rossana Landi. Sempre restando nell’ambito cittadino, il collaudato rapporto scientifico con Bettoni si espresse in molti testi solidali, il culmine dei quali si ebbe nei tre volumi co-autoriali su: Foligno. Itinerari dentro e fuori le mura (2001); Foligno. Storia, arte, memorie nel centro antico (2018); Maccaroni Vermicelli Tagliolini. Paste alimentari a Foligno tra Seicento e Novecento (2019). Un sodalizio, il loro, che si aprì a Roberto Tavazzi, e dal quale uscì fuori un libro di notevole valenza per la storia di quella che si ama definire la “Città della Quintana”: Lodovico Jacobilli e gli “Annali” della città di Foligno (2008); e che diede ancora un frutto prezioso nel volumetto titolato Per le campagne amene. Itinerari cicloturistici nella pianura di Foligno (2011).

Vi sono stati, peraltro, libri dovuti alla sola “penna” di Marinelli: il saggio (1987) su La vicenda  del ‘Polittico’ di Niccolò Alunno nella chiesa di S. Nicolò di Foligno (1909-1931), su di un singolare conflitto nel mondo ecclesiastico locale intorno alla celebre tavola del Maestro quattrocentesco; e il lavoro assai dovizioso di dati su Altari, cappelle e sepolcri: il caso della Chiesa di San Domenico in Foligno (1410-1859), con prefazione di Elena Laureti (2015). Intanto, nel 1994, si era letta la monografia su I rioni di Foligno. Tradizione e storia, imperniata su di una relazione manoscritta di L. Jacobilli inedita fino ad allora. Lunedì 30 ottobre, si tennero i funerali in Santa Maria in Campis, celebrante il padre Vincenzo Lolli, amico carissimo di Marinelli. Alla fine del rito, Fabio Bettoni pronunciò una sentita commemorazione. Erano presenti gli accademici Annamaria Menichelli, Piero Lai, Rossana Landi, Gabriele Metelli, Luigi Sensi, Adriano Serafini.

Mons. Mario Sensi. A 10 anni dalla scomparsa

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2015 – 25 maggio – 2025

Nella ricorrenza del decennale della scomparsa di mons. Mario Sensi, l’Accademia Fulginia, che l’ha avuto come Presidente dal 2006 al 2015, intende onorarne la memoria con queste testimonianze:

Fabio Bettoni, Mario Sensi, uno storico tra Umbria e Marche

Giuseppe De Rosa, Memorie personali (e camerti)

Un breve profilo bio-bibliografico in questo sito alla pagina dei Presidenti

La sera del Venerdì Santo a Colfiorito di Foligno

Colfiorito_Bettoni_Orizzonti della Marca

Tra storia, cultura e tradizioni.

Sul periodico camerte Orizzonti della Marca, la testimonianza-racconto di uno storico con radici colfioritane, Fabio Bettoni.

Ancora oggi a Colfiorito, così come in altri paesi degli Altipiani di Plestia, in occasione di alcune festività religiose si svolgono processioni che hanno origini piuttosto antiche; la più caratterizzata tra queste è la Processione del Cristo Morto. Colgo l’occasione di questa breve nota, per scrivere di una tradizione che riguarda la mia famiglia e che “rivelo” per la prima volta. La madre di mia madre si chiamava Olga Ricci, figlia di Domenico di Cupigliolo e di Carolina Ferri di Colfiorito. Nata a Colfiorito nel 1897, mia nonna, all’inizio del Novecento, scendeva in Foligno con tutta la numerosa famiglia Ricci-Ferri, a cercare miglior fortuna. Tanto Olga, quanto Vittoria sua figlia e mia madre, rimasero sempre ancorate al paese, ove mantennero legami parentali saldissimi (Rosa Ricci, la zì’ Rosina, la sorella maggiore di Olga, sposò Quinto Cellini, e lì vissero con i propri figli), come saldissimi restano i miei e quelli di mio fratello Roberto con i figli dei figli di Rosa. Ebbene, un giorno, nonna Olga raccontò che a promuovere nel 1870 il ripristino della Processione del Cristo Morto era stato Andrea Ferri di Sante, padre di Carolina, nonno di Olga: insomma, uno dei miei trisavoli. Qualche tempo dopo, andammo a Colfiorito la sera di un Venerdì Santo. Nonna vide “passare” la processione con vera, rinnovata emozione.

foto di Alessio Vissani - Venerdì santo a Colfiorito di Foligno PG
Una suggestiva immagine tratta dal reportage fotografico di Alessio Vissani: https://alessiovissani.com/portfolio/venerdi-santo-a-colfiorito/#projectgallery

Confermò che l’evento si stava riproponendo nelle modalità a lei note. La processione si snodò per le oscurate vie di Colfiorito ed era aperta dai penitenti, una ventina di uomini vestiti di sacco, incappucciati e scalzi, che trascinavano lunghe catene di ferro e recavano sulle spalle croci in legno di quercia, di peso variabile a seconda della capacità fisica del penitente. La sequenza era intercalata da dieci crociferi, portatori di grandi croci cave, ricoperte di carta colorata e, all’interno, illuminate da candele. Seguivano dodici bambine, biancovestite, recanti gli strumenti della passione nelle loro mani. Preceduto dal clero, comparve poi, sorretto da quattro devoti, il cataletto con il Cristo morto, affiancato da un soldato a cavallo, con la lancia puntata verso il Cristo, detto Giuda, vale a dire giudeo, secondo un possibile retaggio dei misteri che forse anticamente erano rappresentati nella processione. (Osservo che, nonostante gli sforzi della Chiesa cattolica di cancellare – a datare dal Concilio Vaticano II – le moltissime ombre antisemite che ne hanno oscurato il cammino, il passato si fa tradizione e le sue inerzie diventano incancellabili!) Seguiva il gruppo maschile di cantori che intonava il Miserere mei Deus (Salmo 50) a più voci, alternandosi con il coro femminile, composto (come d’obbligo) di sole ragazze non sposate, le quali cantavano il monodico Stabat Mater di fra Jacopone da Todi. Infine, apparve il simulacro dell’Addolorata, sostenuto in spalla da quattro giovani.

Don Mario Sensi, storico insigne ben noto ai Camerinesi, per molti anni parroco di Colfiorito (dal 1963), ha lasciato varie memorie sul rituale; in un testo del 1998, leggo: l’evento «segue uno schema coniato nell’ultimo quarto dell’Ottocento e sostanzialmente mai più rivisitato: non un corteo storico, ma una processione penitenziale, uno dei riti più belli e caratteristici dell’Umbria». Esso rimanda «alla tipologia del funerale e al corteo che inizialmente si teneva in chiesa dopo il rito della deposizione di Cristo dalla Croce, detto schiavellazione, in quanto l’azione paraliturgica iniziava con l’estrazione dei tre chiodi. Mentre i misteri rimandano alle sacre rappresentazioni. La processione fu riesumata alla fine dell’Ottocento, ma, come risulta da documenti notarili, l’origine di questa processione risale al Medioevo: di certo agli inizi del Quattrocento la si celebrava nel vicino santuario di Plestia, dove si lucrava pure un’ampia indulgenza»; finché nel 1539 Paolo III proibì questa paraliturgia investendo insieme a Colfiorito tutte le località della cattolicità che avevano la consuetudine di effettuarla. Una volta ripristinata, scrive ancora Sensi, la processione «non è stata mai interrotta, neppure quando, durante l’ultimo conflitto mondiale, c’era penuria di uomini validi. Le mogli si sentirono allora in dovere di sostituire i loro mariti, richiamati alle armi, fungendo chi da penitente, chi da crocifero, chi da porta-cataletto. Fattore di aggregazione, ma soprattutto una suggestiva cerimonia dal profondo messaggio religioso. I simboli della passione: mano, dadi, chiodi, tenaglie, martello, spugna, Veronica, calice ecc. (un indice puntato: chi ha colpito, chi ha tradito, chi ha crocefisso, etc. sei stato tu) e la visione del cadavere di Gesù e della disperazione della Madre, la cui statua segue il feretro, conducono il fedele a meditare sulle proprie responsabilità e far penitenza dei propri peccati”.

Da molti lustri, l’etnomusicologia italiana si occupa del Miserere e dello Stabat Mater di Colfiorito. Un esponente primario di quella Disciplina a livello nazionale è il compositore folignate Pier Giuseppe Arcangeli (il mio amico Dante Santoni1 mi ha confermato che i Colfioritani hanno tuttora un punto di riferimento imprescindibile nel professore). Arcangeli (al quale mi lega un’antica amicizia) ha dedicato analisi storico-critiche fondamentali al repertorio processionale. Ho sotto gli occhi un suo testo del 1990 nel quale, del Miserere nota la «grande suggestione culturale»; e, quanto allo Stabat Mater, ne rileva un «impianto arcaico, pur essendo dotato di una originalità espressiva decisamente minore, per motivi da ricercare nelle modalità della sua trasmissione tradizionale, ma certo almeno in parte anche per effetto di un’interdizione che deve aver pesato non poco, per quasi due secoli, sulla componente femminile della processione”. Lo Stabat, interdetto dal Concilio di Trento, fu riammesso (1737) ufficialmente nella liturgia da Benedetto XIII. A partire dal 1984, il repertorio polivocale di Colfiorito ha trovato una sua proiezione internazionale che si è consolidata via via. Si veda in proposito la raccolta (1987) Canti liturgici di tradizione orale a cura di P. G. Arcangeli et Alii, riproposta nel 2011 dalle Edizioni Nota-Valter Colle di Udine.

  1. [NdR] La testimonianza di Dante Santoni, con una strofa dello Stabat mater cantato da Federica Santoni nel video curato dall’Associazione GMP GAIA Aps di San Venanzo (TR): https://www.youtube.com/live/acsZJFvHkaM?si=3VfIUbd1C5OeRXhd ↩︎

Atti del Ragguaglio accademico 2019

CULTURA E CULTURE NEL SETTECENTO DI ALESSANDRO BARNABÒ (1715-1779)

Pubblicato il Supplemento n. 20 del Bollettino Storico della Città di Foligno con gli Atti del Ragguaglio accademico del 2019.

Il volume, pubblicato dall’Accademia Fulginia, è stato curato da Paola Tedeschi con la prefazione di Fabio Bettoni.

CULTURA E CULTURE NEL SETTECENTO DI ALESSANDRO BARNABÒ (1715-1779) - Copertina

L’indice della pubblicazione

FABIO BETTONI, Prefazione. Una proposta di ricerca

PAOLA TEDESCHI, Introduzione

GABRIELE METELLI, I Barnabò. Un casato nobiliare nel modulo oligarchico folignate

BRUNO MARINELLI, Alessandro Barnabò (1715-1779). Appunti per una biografia

FABIO BETTONI, ELENA LAURETI, Alessandro Barnabò letterato e poeta

Appendice I – Note prosopografiche. Una selezione
Appendice II – Da Foligno per la Repubblica letteraria degli Umbri. Soci al 1762
Appendice III – Foligno e Giuseppe II (1769)

ELENA LAURETI, Serti poetici

PAOLA TEDESCHI, Le carte Barnabò e le carte di Alessandro Barnabò

ANNA MARIA RODANTE, Alessandro Barnabò, cultore di araldica

LUCIANO PIERMARINI, Due segni dei Barnabò nella città e nel territorio di Foligno

LUCIA BERTOGLIO, EMANUELA CECCONELLI, Palazzo Monaldi Barnabò

Appendice I – Residenze Barnabò entro la cinta muraria di Foligno
Appendice II – Oratorio di Palazzo Monaldi Barnabò
Appendice III – Oratorio Barnabò della Tenuta del Palombaro
Appendice IV – Descrizioni del Palazzo
Appendice V – Gli affreschi quattrocenteschi

ATTILIO TURRIONI, Sintesi conclusiva

Album fotografico

Recensioni

Maurizio Coccia in Gazzetta di Foligno, 8 settembre 2024

Maurizio Coccia in Foligno, Bollettino della Pro Foligno, Accademia Fulginia Notizie

Secondo ragguaglio accademico

La Società letteraria degli Umbri 18 marzo 2024_testata

La Società Letteraria degli Umbri in Foligno (1760-1779)

Secondo Ragguaglio Accademico del ciclo
Cultura e culture nel Settecento di Alessandro Barnabò (1715-1779)

Considerati i notevoli risultati acquisiti dalla nostra Accademia Fulginia con il Primo Ragguaglio del 16 novembre 2019, il Secondo incontro mira a sviluppare le potenzialità conoscitive racchiuse nell’Album Sodalium contenuto negli Acta Reipublicae Litterariae Umbrorum, Foligno, Fofi, 1762. Questo assunto si chiarirà scorrendo i titoli che seguono.

Inoltre, rispondendo alle ripetute sollecitazioni ministeriali, la proposta si prefigge lo scopo di allargare la partecipazione all’Università e a quelle realtà umbre come Perugia, Assisi, Todi e Spoleto nelle quali il portato accademico settecentesco fu più rilevante.

D’altro canto, occorreva mantenere il legame con la figura di Alessandro Barnabò che è stata il punto di partenza della nostra riflessione, determinando così un raccordo stretto e puntuale con la precedente iniziativa del 2019.

Al mattino:

Coordina Piero Lai Accademia Fulginia

Fabio Bettoni, Accademia Fulginia
Questo secondo Ragguaglio

Filippo Maria Troiani, Università degli Studi di Perugia,
Letterati e città nell’Umbria del Settecento

Elena Laureti, Accademia Fulginia,
Alessandro Barnabò arcade

Maurizio Coccia, Accademia Fulginia,
L’Album Sodalium della Società Letteraria degli Umbri

Luigi Sensi, Accademia Fulginia,
L’antiquaria nell’Umbria del Settecento

 Al pomeriggio:

Coordina Paola Tedeschi Accademia Fulginia

Rita Chiacchella, Università degli Studi di Perugia,
Letterati di Perugia nella Società Letteraria degli Umbri

Chiara Coletti, Università degli Studi di Perugia,
Letterati di Assisi nella Società Letteraria degli Umbri

Filippo Orsini, Archivio Storico Comunale di Todi,
Letterati di Todi nella Società Letteraria degli Umbri

Liana di Marco, Accademia Spoletina,
Letterati di Spoleto nella Società Letteraria degli Umbri

Saluto conclusivo
Mario Squadroni, Deputazione di Storia Patria per l’Umbria

Scopoli

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Secondo appuntamento per le iniziative che anticipano la XIII edizione di Festa di Scienza e Filosofia con il ciclo di conferenze organizzate nelle località della Valle Umbra.

L’incontro dal titolo “Scopoli” sarà dedicato alla frazione folignate e al suo patrimonio storico-artistico.

Interverranno lo storico dell’economia Fabio Bettoni, l’archeologa Maria Romana Picuti e lastorica dell’arte Emanuela Cecconelli, con l’introduzione della dottoressa Annamaria Menichelli.

Uno sguardo sul paesaggio

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Presentazione del volume

il secondo de “I Quaderni della Rocca”,

presso la Sala Eugenio IV della Rocca Albornoz – Museo Nazionale del Ducato di Spoleto.

Per l’occasione, insieme all’autore del testo Maurizio Coccia, saranno presenti
Costantino D’Orazio, Direttore dei Musei Nazionali di Perugia e Regionali dell’Umbria,
Paola Mercurelli Salari, Direttrice del Museo nazionale del Ducato di Spoleto e
Fabio Bettoni, Professore di storia economica dell’Università di Perugia.

Nella foto di copertina (by Michelangelo Augusto Spadoni) il tavolo dei relatori: (da sin.) Fabio Bettoni, Maurizio Coccia, Paola Mercurelli Salari, Costantino D’Orazio.

Vittoria Del Furia

Fabio e Roberto Bettoni hanno informato parenti, amici e conoscenti che il 24 agosto 2023, passato il secolo di vita, è morta la loro madre Vittoria Del Furia.

Vittoria Del Furia

Il Presidente, il Magistero e il Corpo accademico della Fulginia sono vicini al professor Fabio Bettoni, socio ordinario, già presidente dell’Accademia, nel momento del lutto per la dolorosa perdita della cara mamma.