Cesarina Fioretti Soli

Il 16 agosto 2025, all’età di 72 anni, ci ha lasciato la bibliotecaria Cesarina Fioretti, accademica corrispondente della Fulginia dal 2023.

La sua persona, nell’ambito pubblico e nel contesto delle attività culturali della città di Foligno, è tutt’uno con la Biblioteca “Lodovico Jacobilli” della diocesi di Foligno, già del Seminario vescovile, istituzione che ha servito dal 1984 sotto la guida del mai dimenticato mons. Francesco Conti (direttore della stessa fino al 2003), poi con mons. Dante Cesarini (dal 2003 al 2022) e in questi ultimi anni al fianco del prof. Antonio Nizzi.

L’immagine è tratta dal documentario “La Biblioteca Lodovico Jacobilli del Seminario di Foligno” diretto da Enrico Bellani nel 2017

Così la direzione e il personale della Jacobilli ricorda il suo profilo professionale :

“Nutrice e custode della biblioteca, instancabilmente votata al lavoro come per atto di fede e di amore verso il prossimo, la sua cura paziente e senza sconti del patrimonio culturale, la sua premurosa affabilità in qualunque opera la vedesse coinvolta e la sua sagace e materna accoglienza dell’altro lasciano un ricordo colmo di infinita gratitudine e un modello di virtù umane e professionali da tenere sempre vivo”.

Ottenuto il diploma magistrale in età adulta e conseguito il diploma di specializzazione per archivisti presso la Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica dell’Archivio di Stato di Perugia, Cesarina ha supportato mons. Conti, con grande passione e competenza, soprattutto al riordino e all’aggiornamento dell’Archivio del Capitolo del Duomo di Foligno e alla catalogazione delle edizioni del XV e XVI sec. implementando il catalogo nazionale che muoveva i primi passi sulle nuove piattaforme digitali attivate dall’ICCU e dal Ministero per le Attività culturali negli anni ’90.

Cesarina Fioretti, nella sala conferenze della Jacobilli, il 21 giugno 2021, alla cerimonia di riapertura della biblioteca dopo la pandemia.

Attività queste che le hanno permesso di conoscere a fondo soprattutto il patrimonio storico della biblioteca e degli archivi diocesani, sempre orgogliosa di poter mettere a disposizione degli studiosi la documentazione necessaria alle loro ricerche. Alle sue capacità organizzative furono affidate le “Giornate di studio” del 1999 in occasione del centenario jacobilliano e i convegni che seguirono, in particolare quello del 2008 “Italia sacra”, senza dimenticare “l’impresa” del trasferimento della biblioteca e degli archivi dalla sede storica del Seminario in piazza Giacomini a quella di Palazzo Elmi-Andreozzi in piazza S. Giacomo a Foligno.

Cesarina è stata protagonista, con i vari direttori che si sono succeduti, dello sforzo di mantenere viva la biblioteca Jacobilli e, soprattutto, di continuare a mantenerla fruibile dal pubblico e attiva come uno dei punti di riferimento culturali della città e del territorio di Foligno. Alla sua curatela, insieme a Giuliano Antonietti, è dovuta una pubblicazione del 1990 in cui si documenta la nuova spinta data alla Jacobilli da don Francesco Conti per rivitalizzare una delle istituzioni bibliotecarie più antiche dell’Umbria.

Ai figli Luca e Leonardo e alle loro famiglie, l’abbraccio commosso del Magistero e degli Accademici Fulginei, sicuri di interpretare i sentimenti di riconoscenza degli operatori culturali, non solo folignati, per il contributo appassionato offerto da Cesarina al progresso della conoscenza della storia e delle tradizioni del nostro territorio.

Per Bruno Marinelli

Elena Laureti, Annamaria Menichelli, Luigi Sensi

Il dottor Bruno Marinelli è morto il 28 giugno u.s. all’Ospedale di Foligno dopo una degenza dolorosa che si è protratta per alcuni mesi.

A Laura, Walter, Federico e Gabriella giunga il nostro più sincero e affettuoso cordoglio.

Nato in Roma il 31 ottobre del 1939, Marinelli aveva maturato la propria formazione intellettuale e culturale nell’ambito degli studi Storico-giuridici che gli avrebbero consentito di accedere ad importanti funzioni nell’Amministrazione finanziaria dello Stato. La Storia (“grande”e “piccola”) fu per lui un campo d’indagine elettivo sin dalla fine degli anni Settanta del secolo scorso quando (1977) si stabiliva in Foligno. Città che sempre ha sentito come “propria”. Nella quale aderì a molteplici Istituti e Associazioni, in modo elegante e discreto, lasciando in alcuni di essi tracce indelebili.

Ci riferiamo in particolare all’Accademia Fulginia della quale, socio ordinario sin dal 1998, diventava membro del Magistero Accademico con la presidenza del professor Fabio Bettoni (2015-2022); all’Associazione Orfini Numeister sin dal suo nascere (1993), al Centro di Ricerche Federico Frezzi fin dalla sua fondazione (2007). Diede apporti autorevoli alla Commissione Storico-Artistica (poi Comitato scientifico) dell’Ente Quintana durante le presidenze della professoressa Anna Maria Rodante e dell’architetto Alfiero Moretti. Partecipò a realtà esterne a Foligno, tra le quali ricordiamo la Deputazione di Storia Patria per l’Umbria e la Fondazione Fedrigoni Fabriano per la Storia della carta della quale fu socio d’Onore.

Ottimo conoscitore del Latino classico e medioevale, della Paleografia e della Diplomatica, Marinelli era in grado di frequentare con perizia gli Archivi di Stato ed Ecclesiastici, tanto da essere insignito del titolo di Ispettore Archivistico Onorario; nonché i Fondi Antichi delle Biblioteche “Comunale” e “Jacobilli” in Foligno, dell’“Augusta” e della “Dominicini” in Perugia, per citare solo quelle visitate con maggiore assiduità. La competenza “tecnica” e la curiosità intellettuale lo spingevano a muoversi in spazi di ricerca che andavano dalla storia degli enti religiosi a quella degli istituti civili, dalla prosopografia alla demografia, dalla periegetica alla storia dei territori locali; e gli facevano realizzare testi asciutti e nitidi, frutto di un intreccio sapiente di ciò che i documenti originali ponevano via via alla sua attenzione di studioso con quanto la storiografia su quel preciso tema aveva assodato o suggerito di assodare fino a quel momento. Da qui le centinaia di pagine che abbiamo letto (dal 1986 in avanti) su riviste come “Analecta Augustiniana”, “Archivi in Valle Umbra”, “Archivum Fratrum Praedicatorum”, “Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria”, “Bollettino Storico della Città di Foligno”, “Proposte e Ricerche”, per dire soltanto delle testate maggiori.

Collaboratore imprescindibile di molte opere collettanee uscite in Foligno dagli anni Ottanta in avanti, lo troviamo in libri come La società in costume. Giostre e tornei nell’Italia di antico regime (1986); in Foligno e il Risorgimento (2012); I Palazzi Pubblici di Foligno (2014); Foligno e la Grande Guerra (2017): quattro raccolte saggistiche impostate e dirette da Fabio Bettoni; nel Saggio di documentazione e bibliografia per una storia della carta a Foligno (1993) con Annamaria Menichelli e Gabriele Metelli; in La collezione d’arte e la sede di Palazzo Cattani (2022); nonché nei Calendari Artistici della Cassa di Risparmio di Foligno (dal 1992 in avanti) a cura di Rita Fanelli Marini; nelle Strenne della Biblioteca Comunale di Foligno (nel 1996-97) coordinate da Piero Lai e Rossana Landi. Sempre restando nell’ambito cittadino, il collaudato rapporto scientifico con Bettoni si espresse in molti testi solidali, il culmine dei quali si ebbe nei tre volumi co-autoriali su: Foligno. Itinerari dentro e fuori le mura (2001); Foligno. Storia, arte, memorie nel centro antico (2018); Maccaroni Vermicelli Tagliolini. Paste alimentari a Foligno tra Seicento e Novecento (2019). Un sodalizio, il loro, che si aprì a Roberto Tavazzi, e dal quale uscì fuori un libro di notevole valenza per la storia di quella che si ama definire la “Città della Quintana”: Lodovico Jacobilli e gli “Annali” della città di Foligno (2008); e che diede ancora un frutto prezioso nel volumetto titolato Per le campagne amene. Itinerari cicloturistici nella pianura di Foligno (2011).

Vi sono stati, peraltro, libri dovuti alla sola “penna” di Marinelli: il saggio (1987) su La vicenda  del ‘Polittico’ di Niccolò Alunno nella chiesa di S. Nicolò di Foligno (1909-1931), su di un singolare conflitto nel mondo ecclesiastico locale intorno alla celebre tavola del Maestro quattrocentesco; e il lavoro assai dovizioso di dati su Altari, cappelle e sepolcri: il caso della Chiesa di San Domenico in Foligno (1410-1859), con prefazione di Elena Laureti (2015). Intanto, nel 1994, si era letta la monografia su I rioni di Foligno. Tradizione e storia, imperniata su di una relazione manoscritta di L. Jacobilli inedita fino ad allora. Lunedì 30 giugno, si tennero i funerali in Santa Maria in Campis, celebrante il padre Vincenzo Lolli, amico carissimo di Marinelli. Alla fine del rito, Fabio Bettoni pronunciò una sentita commemorazione. Erano presenti gli accademici Annamaria Menichelli, Piero Lai, Rossana Landi, Gabriele Metelli, Luigi Sensi, Adriano Serafini.

Mons. Mario Sensi. A 10 anni dalla scomparsa

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2015 – 25 maggio – 2025

Nella ricorrenza del decennale della scomparsa di mons. Mario Sensi, l’Accademia Fulginia, che l’ha avuto come Presidente dal 2006 al 2015, intende onorarne la memoria con queste testimonianze:

Fabio Bettoni, Mario Sensi, uno storico tra Umbria e Marche

Giuseppe De Rosa, Memorie personali (e camerti)

Un breve profilo bio-bibliografico in questo sito alla pagina dei Presidenti

La sera del Venerdì Santo a Colfiorito di Foligno

Colfiorito_Bettoni_Orizzonti della Marca

Tra storia, cultura e tradizioni.

Sul periodico camerte Orizzonti della Marca, la testimonianza-racconto di uno storico con radici colfioritane, Fabio Bettoni.

Ancora oggi a Colfiorito, così come in altri paesi degli Altipiani di Plestia, in occasione di alcune festività religiose si svolgono processioni che hanno origini piuttosto antiche; la più caratterizzata tra queste è la Processione del Cristo Morto. Colgo l’occasione di questa breve nota, per scrivere di una tradizione che riguarda la mia famiglia e che “rivelo” per la prima volta. La madre di mia madre si chiamava Olga Ricci, figlia di Domenico di Cupigliolo e di Carolina Ferri di Colfiorito. Nata a Colfiorito nel 1897, mia nonna, all’inizio del Novecento, scendeva in Foligno con tutta la numerosa famiglia Ricci-Ferri, a cercare miglior fortuna. Tanto Olga, quanto Vittoria sua figlia e mia madre, rimasero sempre ancorate al paese, ove mantennero legami parentali saldissimi (Rosa Ricci, la zì’ Rosina, la sorella maggiore di Olga, sposò Quinto Cellini, e lì vissero con i propri figli), come saldissimi restano i miei e quelli di mio fratello Roberto con i figli dei figli di Rosa. Ebbene, un giorno, nonna Olga raccontò che a promuovere nel 1870 il ripristino della Processione del Cristo Morto era stato Andrea Ferri di Sante, padre di Carolina, nonno di Olga: insomma, uno dei miei trisavoli. Qualche tempo dopo, andammo a Colfiorito la sera di un Venerdì Santo. Nonna vide “passare” la processione con vera, rinnovata emozione.

foto di Alessio Vissani - Venerdì santo a Colfiorito di Foligno PG
Una suggestiva immagine tratta dal reportage fotografico di Alessio Vissani: https://alessiovissani.com/portfolio/venerdi-santo-a-colfiorito/#projectgallery

Confermò che l’evento si stava riproponendo nelle modalità a lei note. La processione si snodò per le oscurate vie di Colfiorito ed era aperta dai penitenti, una ventina di uomini vestiti di sacco, incappucciati e scalzi, che trascinavano lunghe catene di ferro e recavano sulle spalle croci in legno di quercia, di peso variabile a seconda della capacità fisica del penitente. La sequenza era intercalata da dieci crociferi, portatori di grandi croci cave, ricoperte di carta colorata e, all’interno, illuminate da candele. Seguivano dodici bambine, biancovestite, recanti gli strumenti della passione nelle loro mani. Preceduto dal clero, comparve poi, sorretto da quattro devoti, il cataletto con il Cristo morto, affiancato da un soldato a cavallo, con la lancia puntata verso il Cristo, detto Giuda, vale a dire giudeo, secondo un possibile retaggio dei misteri che forse anticamente erano rappresentati nella processione. (Osservo che, nonostante gli sforzi della Chiesa cattolica di cancellare – a datare dal Concilio Vaticano II – le moltissime ombre antisemite che ne hanno oscurato il cammino, il passato si fa tradizione e le sue inerzie diventano incancellabili!) Seguiva il gruppo maschile di cantori che intonava il Miserere mei Deus (Salmo 50) a più voci, alternandosi con il coro femminile, composto (come d’obbligo) di sole ragazze non sposate, le quali cantavano il monodico Stabat Mater di fra Jacopone da Todi. Infine, apparve il simulacro dell’Addolorata, sostenuto in spalla da quattro giovani.

Don Mario Sensi, storico insigne ben noto ai Camerinesi, per molti anni parroco di Colfiorito (dal 1963), ha lasciato varie memorie sul rituale; in un testo del 1998, leggo: l’evento «segue uno schema coniato nell’ultimo quarto dell’Ottocento e sostanzialmente mai più rivisitato: non un corteo storico, ma una processione penitenziale, uno dei riti più belli e caratteristici dell’Umbria». Esso rimanda «alla tipologia del funerale e al corteo che inizialmente si teneva in chiesa dopo il rito della deposizione di Cristo dalla Croce, detto schiavellazione, in quanto l’azione paraliturgica iniziava con l’estrazione dei tre chiodi. Mentre i misteri rimandano alle sacre rappresentazioni. La processione fu riesumata alla fine dell’Ottocento, ma, come risulta da documenti notarili, l’origine di questa processione risale al Medioevo: di certo agli inizi del Quattrocento la si celebrava nel vicino santuario di Plestia, dove si lucrava pure un’ampia indulgenza»; finché nel 1539 Paolo III proibì questa paraliturgia investendo insieme a Colfiorito tutte le località della cattolicità che avevano la consuetudine di effettuarla. Una volta ripristinata, scrive ancora Sensi, la processione «non è stata mai interrotta, neppure quando, durante l’ultimo conflitto mondiale, c’era penuria di uomini validi. Le mogli si sentirono allora in dovere di sostituire i loro mariti, richiamati alle armi, fungendo chi da penitente, chi da crocifero, chi da porta-cataletto. Fattore di aggregazione, ma soprattutto una suggestiva cerimonia dal profondo messaggio religioso. I simboli della passione: mano, dadi, chiodi, tenaglie, martello, spugna, Veronica, calice ecc. (un indice puntato: chi ha colpito, chi ha tradito, chi ha crocefisso, etc. sei stato tu) e la visione del cadavere di Gesù e della disperazione della Madre, la cui statua segue il feretro, conducono il fedele a meditare sulle proprie responsabilità e far penitenza dei propri peccati”.

Da molti lustri, l’etnomusicologia italiana si occupa del Miserere e dello Stabat Mater di Colfiorito. Un esponente primario di quella Disciplina a livello nazionale è il compositore folignate Pier Giuseppe Arcangeli (il mio amico Dante Santoni1 mi ha confermato che i Colfioritani hanno tuttora un punto di riferimento imprescindibile nel professore). Arcangeli (al quale mi lega un’antica amicizia) ha dedicato analisi storico-critiche fondamentali al repertorio processionale. Ho sotto gli occhi un suo testo del 1990 nel quale, del Miserere nota la «grande suggestione culturale»; e, quanto allo Stabat Mater, ne rileva un «impianto arcaico, pur essendo dotato di una originalità espressiva decisamente minore, per motivi da ricercare nelle modalità della sua trasmissione tradizionale, ma certo almeno in parte anche per effetto di un’interdizione che deve aver pesato non poco, per quasi due secoli, sulla componente femminile della processione”. Lo Stabat, interdetto dal Concilio di Trento, fu riammesso (1737) ufficialmente nella liturgia da Benedetto XIII. A partire dal 1984, il repertorio polivocale di Colfiorito ha trovato una sua proiezione internazionale che si è consolidata via via. Si veda in proposito la raccolta (1987) Canti liturgici di tradizione orale a cura di P. G. Arcangeli et Alii, riproposta nel 2011 dalle Edizioni Nota-Valter Colle di Udine.

  1. [NdR] La testimonianza di Dante Santoni, con una strofa dello Stabat mater cantato da Federica Santoni nel video curato dall’Associazione GMP GAIA Aps di San Venanzo (TR): https://www.youtube.com/live/acsZJFvHkaM?si=3VfIUbd1C5OeRXhd ↩︎

Notte internazionale della Geografia 2025

presenta il volume

L’UMBRIA SULLE ACQUE DEL MONDO
Geografie e storie di navi con il nome di una regione

di Maurizio Coccia

Pubblicata col numero 20 nella collana Culture Territori Linguaggi dell’Università degli Studi di Perugia (www.ctl.unipg.it), l’opera prende spunto da una curiosa tradizione dell’onomastica navale e percorre oltre un secolo e mezzo di storia della mari-neria di tutto il mondo. L’avvio è nel nome di un pirovapore della compagnia Rubattino, che negli anni ’60 e ’70 dell’800 fa la spola tra Civitavecchia e la Sardegna, ospitando a bordo anche Giuseppe Garibaldi. Il piroscafo si chiama Umbria, nel patriottico disegno ancora tutto risorgimentale di “fare gli italiani” e unificare la Penisola coi nomi delle navi. È solo la prima di una serie di navigli che porta nelle acque del globo il nome di una regione senza sbocchi marini. Nel paradosso, sorprende poi la fortuna delle navi Umbria nell’onomastica d’oltreoceano. Il libro, basandosi su dati d’archivio e dei registri navali nazionali e interna-zionali, riporta alla memoria viaggi e avventure, significati ed esiti, immagini e caratteri di quaranta imbarcazioni tra mercantili e militari. Su di loro, il carico di speranza e miseria, sudore e lusso di un’infinità di storie.

Link alla Notte internazionale: https://www.geonight.net/
Link all’evento umbro: https://www.geonight.net/25285-2/

L’immagine, tratta dalla copertina del volume, è opera di Antonio Coccia

Sul volume di Coccia da segnalare la significativa recensione di Fabio Bettoni pubblicata sul volume CXIX (2022) del Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria, pp. 309-311.

In ricordo di Dorica Manconi

Organizzata dalla Direzione regionale Musei Umbria per ricordare Dorica Manconi, archeologa del Ministero della Cultura di grande spessore professionale e umano, accademica fulginea, prematuramente scomparsa, la giornata di studi

La giornata di studi si svolgerà sabato 26 ottobre 2024 dalle ore 10:00 alle 18:00 presso il Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria

Il programma della giornata di studio in: https://www.musei.umbria.beniculturali.it/eventi/oltre-il-tempo-dorica-manconi-e-larcheologica/

Atti del Ragguaglio accademico 2019

CULTURA E CULTURE NEL SETTECENTO DI ALESSANDRO BARNABÒ (1715-1779)

Pubblicato il Supplemento n. 20 del Bollettino Storico della Città di Foligno con gli Atti del Ragguaglio accademico del 2019.

Il volume, pubblicato dall’Accademia Fulginia, è stato curato da Paola Tedeschi con la prefazione di Fabio Bettoni.

CULTURA E CULTURE NEL SETTECENTO DI ALESSANDRO BARNABÒ (1715-1779) - Copertina

L’indice della pubblicazione

FABIO BETTONI, Prefazione. Una proposta di ricerca

PAOLA TEDESCHI, Introduzione

GABRIELE METELLI, I Barnabò. Un casato nobiliare nel modulo oligarchico folignate

BRUNO MARINELLI, Alessandro Barnabò (1715-1779). Appunti per una biografia

FABIO BETTONI, ELENA LAURETI, Alessandro Barnabò letterato e poeta

Appendice I – Note prosopografiche. Una selezione
Appendice II – Da Foligno per la Repubblica letteraria degli Umbri. Soci al 1762
Appendice III – Foligno e Giuseppe II (1769)

ELENA LAURETI, Serti poetici

PAOLA TEDESCHI, Le carte Barnabò e le carte di Alessandro Barnabò

ANNA MARIA RODANTE, Alessandro Barnabò, cultore di araldica

LUCIANO PIERMARINI, Due segni dei Barnabò nella città e nel territorio di Foligno

LUCIA BERTOGLIO, EMANUELA CECCONELLI, Palazzo Monaldi Barnabò

Appendice I – Residenze Barnabò entro la cinta muraria di Foligno
Appendice II – Oratorio di Palazzo Monaldi Barnabò
Appendice III – Oratorio Barnabò della Tenuta del Palombaro
Appendice IV – Descrizioni del Palazzo
Appendice V – Gli affreschi quattrocenteschi

ATTILIO TURRIONI, Sintesi conclusiva

Album fotografico

Recensioni

Maurizio Coccia in Gazzetta di Foligno, 8 settembre 2024

Maurizio Coccia in Foligno, Bollettino della Pro Foligno, Accademia Fulginia Notizie

Dante Cesarini (1936-2024)

Foto RGU (Radio Gente Umbra)

Don Dante Cesarini è morto il 21 aprile. Cappellano del Papa, nostro Accademico Ordinario (dal 1981), ha dedicato una parte importante della sua attività culturale alla ricerca storiografica, con precipue  riflessioni sui rapporti tra storia sociale, storia della cultura e storia umana di coloro i quali, con la propria vita, hanno costituito un modello esemplare.

In questo quadro, le “vite” di taluni uomini di Chiesa hanno avuto la parte maggiore: pensiamo ai sacerdoti folignati Consalvo Battenti, Ernesto Caterini, Pietro Corradi, Mario Sensi: sui quali ha scritto in contributi che vanno dal 1978 al 2018. Si tratta di studi
che hanno accompagnato l’avvio dell’Archivio del Movimento Cattolico Folignate Contemporaneo i cui primi passi si dovettero a Cesarini nel contesto del Sinodo Diocesano indetto e realizzato (1986-1991) dal vescovo Giovanni Benedetti, e si sostanziarono nel volume a più voci Storia Religiosa e Civile Folignate. Miscellanea I (1990).

Direttore della “Biblioteca Lodovico Jacobilli” (2003-2020), non poteva non intrattenersi con due preti folignati a quella istituzione molto legati: il fondatore, Jacobilli appunto,
il grande agiografo seicentesco; e Francesco Conti, impareggiabile direttore-riorganizzatore della medesima (dal 1974 al 2003, anno della morte).

Ma, al di là del nostro perimetro folignate, nella sua qualità di teologo e filosofo (cultore di Karl Popper, sulla scia del suo e nostro amico Dario Antiseri) ha rivolto un’attenzione costante (dal 1999) verso ecclesiastici del “movimento” Modernista cattolico quali Ernesto Bonaiuti, Umberto Fracassini, Francesco Mari (anche nei loro confronti con Alfred Loisy, Gaetano De Sanctis, Giuseppe Ricciotti e Luigi Salvatorelli), scrivendone in saggi poi raccolti (integrati e rifusi) nel volume Tra storia e mistica. Studi sul Modernismo cattolico (2008, 364 pp.).

La stessa logica analitica e interpretativa scorre lungo le pagine su due esponenti di primo piano del laicato cattolico folignate: Stefano Ponti (1991) e Luciano Radi (2008). Se, come nel caso di Giuseppe Piermarini, l’architetto neoclassico fiorito nel Settecento, la scrittura si sostanzia esclusivamente di una puntuale, tuttora imprescindibile ricerca bibliografica (1983, 327 pp.), questa, tuttavia, non è una elencazione fredda di titoli che hanno riguardato il celebre Concittadino nostro, bensì l’esempio di un approccio partecipato, ad un tempo didascalico e didattico. Ciò vale pure per quanto scrisse sulla fortuna critica di Niccolò di Liberatore detto l’Alunno (1985), sulla beata Angela nella visione agiografica di Jacobilli (2009), e sulla spiritualità dello stesso Agiografo (2013).

Tra storia e antropologia, Cesarini lasciò un Dialogo con la Cultura,  che egli stesso ha definito appunti per un corso all’Istituto Teologico di Assisi (2007-2009, biennio di Teologia
Fondamentale); se ne coglie l’eco in una brillante intervista rilasciata (2010) al professore Guglielmo Tini, per il libro Spendersi è il loro guadagno. Interviste ai sacerdoti della Diocesi di Foligno, pubblicato sotto gli auspici del vescovo Gualtiero Sigismondi nell’ambito dell’Anno Sacerdotale voluto da Benedetto XVI. A proposito di teologia come «incontro di diversi universalismi», Cesarini sostenne che il «primo passo» di tale incontro risiede nel «riconoscere Gesù-Messia», ovvero il «coagulo di speranze», uno «scrigno di attese», «senza nulla togliere a Maometto profeta e ai libri sacri indù»; del resto, «Messia non significa Figlio di Dio», bensì «risposta dall’Alto tra altre risposte dalla trascendenza». E questa prospettiva dialogica, aggiunse don Dante, potrebbe essere accettata anche dall’ebraismo, «nel senso di Gesù Messia dell’ultimo tempo, cioè non adesso ma al suo ritorno». E non si nascose trattarsi di una prospettiva sul tempo lungo; l’unica, tuttavia, «che avrebbe anche un valore terapeutico contro conflitti esacerbati e preconcetti astiosi. In attesa che tutti esclamino avanti a Cristo ‘Mio Signore e mio Dio!’».

Sulla tematica del dialogo, Cesarini veniva da lontano. Molti anni fa, quando animava il mondo di Gioventù Studentesca e degli Universitari Cattolici, fece conoscere Marxismo e Cristianesimo di Giulio Girardi, prete salesiano, libro che ebbe la prefazione di Franziskus
Koenig, cardinale primate dell’Austria, e fu stampato (1968) da Cittadella Editrice di Assisi. Diversamente da Girardi, il quale avrebbe abbracciato la Teologia della Liberazione e poi sarebbe stato ridotto alla condizione lacale, Cesarini rimase nella più organica ortodossia. Ma c’è chi ancora ricorda l’equilibrio con il quale presentò al pubblico quel testo.

Il ricordo di don Dante Cesarini anche in Accademia Fulginia Notizie (pag. 15 di Foligno. Bollettino della Pro Foligno, n. 5 / 2024) a cura del Magistero Accademico. In questo sito.

Secondo ragguaglio accademico

La Società letteraria degli Umbri 18 marzo 2024_testata

La Società Letteraria degli Umbri in Foligno (1760-1779)

Secondo Ragguaglio Accademico del ciclo
Cultura e culture nel Settecento di Alessandro Barnabò (1715-1779)

Considerati i notevoli risultati acquisiti dalla nostra Accademia Fulginia con il Primo Ragguaglio del 16 novembre 2019, il Secondo incontro mira a sviluppare le potenzialità conoscitive racchiuse nell’Album Sodalium contenuto negli Acta Reipublicae Litterariae Umbrorum, Foligno, Fofi, 1762. Questo assunto si chiarirà scorrendo i titoli che seguono.

Inoltre, rispondendo alle ripetute sollecitazioni ministeriali, la proposta si prefigge lo scopo di allargare la partecipazione all’Università e a quelle realtà umbre come Perugia, Assisi, Todi e Spoleto nelle quali il portato accademico settecentesco fu più rilevante.

D’altro canto, occorreva mantenere il legame con la figura di Alessandro Barnabò che è stata il punto di partenza della nostra riflessione, determinando così un raccordo stretto e puntuale con la precedente iniziativa del 2019.

Al mattino:

Coordina Piero Lai Accademia Fulginia

Fabio Bettoni, Accademia Fulginia
Questo secondo Ragguaglio

Filippo Maria Troiani, Università degli Studi di Perugia,
Letterati e città nell’Umbria del Settecento

Elena Laureti, Accademia Fulginia,
Alessandro Barnabò arcade

Maurizio Coccia, Accademia Fulginia,
L’Album Sodalium della Società Letteraria degli Umbri

Luigi Sensi, Accademia Fulginia,
L’antiquaria nell’Umbria del Settecento

 Al pomeriggio:

Coordina Paola Tedeschi Accademia Fulginia

Rita Chiacchella, Università degli Studi di Perugia,
Letterati di Perugia nella Società Letteraria degli Umbri

Chiara Coletti, Università degli Studi di Perugia,
Letterati di Assisi nella Società Letteraria degli Umbri

Filippo Orsini, Archivio Storico Comunale di Todi,
Letterati di Todi nella Società Letteraria degli Umbri

Liana di Marco, Accademia Spoletina,
Letterati di Spoleto nella Società Letteraria degli Umbri

Saluto conclusivo
Mario Squadroni, Deputazione di Storia Patria per l’Umbria