La sera del Venerdì Santo a Colfiorito di Foligno

Colfiorito_Bettoni_Orizzonti della Marca

Tra storia, cultura e tradizioni.

Sul periodico camerte Orizzonti della Marca, la testimonianza-racconto di uno storico con radici colfioritane, Fabio Bettoni.

Ancora oggi a Colfiorito, così come in altri paesi degli Altipiani di Plestia, in occasione di alcune festività religiose si svolgono processioni che hanno origini piuttosto antiche; la più caratterizzata tra queste è la Processione del Cristo Morto. Colgo l’occasione di questa breve nota, per scrivere di una tradizione che riguarda la mia famiglia e che “rivelo” per la prima volta. La madre di mia madre si chiamava Olga Ricci, figlia di Domenico di Cupigliolo e di Carolina Ferri di Colfiorito. Nata a Colfiorito nel 1897, mia nonna, all’inizio del Novecento, scendeva in Foligno con tutta la numerosa famiglia Ricci-Ferri, a cercare miglior fortuna. Tanto Olga, quanto Vittoria sua figlia e mia madre, rimasero sempre ancorate al paese, ove mantennero legami parentali saldissimi (Rosa Ricci, la zì’ Rosina, la sorella maggiore di Olga, sposò Quinto Cellini, e lì vissero con i propri figli), come saldissimi restano i miei e quelli di mio fratello Roberto con i figli dei figli di Rosa. Ebbene, un giorno, nonna Olga raccontò che a promuovere nel 1870 il ripristino della Processione del Cristo Morto era stato Andrea Ferri di Sante, padre di Carolina, nonno di Olga: insomma, uno dei miei trisavoli. Qualche tempo dopo, andammo a Colfiorito la sera di un Venerdì Santo. Nonna vide “passare” la processione con vera, rinnovata emozione.

foto di Alessio Vissani - Venerdì santo a Colfiorito di Foligno PG
Una suggestiva immagine tratta dal reportage fotografico di Alessio Vissani: https://alessiovissani.com/portfolio/venerdi-santo-a-colfiorito/#projectgallery

Confermò che l’evento si stava riproponendo nelle modalità a lei note. La processione si snodò per le oscurate vie di Colfiorito ed era aperta dai penitenti, una ventina di uomini vestiti di sacco, incappucciati e scalzi, che trascinavano lunghe catene di ferro e recavano sulle spalle croci in legno di quercia, di peso variabile a seconda della capacità fisica del penitente. La sequenza era intercalata da dieci crociferi, portatori di grandi croci cave, ricoperte di carta colorata e, all’interno, illuminate da candele. Seguivano dodici bambine, biancovestite, recanti gli strumenti della passione nelle loro mani. Preceduto dal clero, comparve poi, sorretto da quattro devoti, il cataletto con il Cristo morto, affiancato da un soldato a cavallo, con la lancia puntata verso il Cristo, detto Giuda, vale a dire giudeo, secondo un possibile retaggio dei misteri che forse anticamente erano rappresentati nella processione. (Osservo che, nonostante gli sforzi della Chiesa cattolica di cancellare – a datare dal Concilio Vaticano II – le moltissime ombre antisemite che ne hanno oscurato il cammino, il passato si fa tradizione e le sue inerzie diventano incancellabili!) Seguiva il gruppo maschile di cantori che intonava il Miserere mei Deus (Salmo 50) a più voci, alternandosi con il coro femminile, composto (come d’obbligo) di sole ragazze non sposate, le quali cantavano il monodico Stabat Mater di fra Jacopone da Todi. Infine, apparve il simulacro dell’Addolorata, sostenuto in spalla da quattro giovani.

Don Mario Sensi, storico insigne ben noto ai Camerinesi, per molti anni parroco di Colfiorito (dal 1963), ha lasciato varie memorie sul rituale; in un testo del 1998, leggo: l’evento «segue uno schema coniato nell’ultimo quarto dell’Ottocento e sostanzialmente mai più rivisitato: non un corteo storico, ma una processione penitenziale, uno dei riti più belli e caratteristici dell’Umbria». Esso rimanda «alla tipologia del funerale e al corteo che inizialmente si teneva in chiesa dopo il rito della deposizione di Cristo dalla Croce, detto schiavellazione, in quanto l’azione paraliturgica iniziava con l’estrazione dei tre chiodi. Mentre i misteri rimandano alle sacre rappresentazioni. La processione fu riesumata alla fine dell’Ottocento, ma, come risulta da documenti notarili, l’origine di questa processione risale al Medioevo: di certo agli inizi del Quattrocento la si celebrava nel vicino santuario di Plestia, dove si lucrava pure un’ampia indulgenza»; finché nel 1539 Paolo III proibì questa paraliturgia investendo insieme a Colfiorito tutte le località della cattolicità che avevano la consuetudine di effettuarla. Una volta ripristinata, scrive ancora Sensi, la processione «non è stata mai interrotta, neppure quando, durante l’ultimo conflitto mondiale, c’era penuria di uomini validi. Le mogli si sentirono allora in dovere di sostituire i loro mariti, richiamati alle armi, fungendo chi da penitente, chi da crocifero, chi da porta-cataletto. Fattore di aggregazione, ma soprattutto una suggestiva cerimonia dal profondo messaggio religioso. I simboli della passione: mano, dadi, chiodi, tenaglie, martello, spugna, Veronica, calice ecc. (un indice puntato: chi ha colpito, chi ha tradito, chi ha crocefisso, etc. sei stato tu) e la visione del cadavere di Gesù e della disperazione della Madre, la cui statua segue il feretro, conducono il fedele a meditare sulle proprie responsabilità e far penitenza dei propri peccati”.

Da molti lustri, l’etnomusicologia italiana si occupa del Miserere e dello Stabat Mater di Colfiorito. Un esponente primario di quella Disciplina a livello nazionale è il compositore folignate Pier Giuseppe Arcangeli (il mio amico Dante Santoni1 mi ha confermato che i Colfioritani hanno tuttora un punto di riferimento imprescindibile nel professore). Arcangeli (al quale mi lega un’antica amicizia) ha dedicato analisi storico-critiche fondamentali al repertorio processionale. Ho sotto gli occhi un suo testo del 1990 nel quale, del Miserere nota la «grande suggestione culturale»; e, quanto allo Stabat Mater, ne rileva un «impianto arcaico, pur essendo dotato di una originalità espressiva decisamente minore, per motivi da ricercare nelle modalità della sua trasmissione tradizionale, ma certo almeno in parte anche per effetto di un’interdizione che deve aver pesato non poco, per quasi due secoli, sulla componente femminile della processione”. Lo Stabat, interdetto dal Concilio di Trento, fu riammesso (1737) ufficialmente nella liturgia da Benedetto XIII. A partire dal 1984, il repertorio polivocale di Colfiorito ha trovato una sua proiezione internazionale che si è consolidata via via. Si veda in proposito la raccolta (1987) Canti liturgici di tradizione orale a cura di P. G. Arcangeli et Alii, riproposta nel 2011 dalle Edizioni Nota-Valter Colle di Udine.

  1. [NdR] La testimonianza di Dante Santoni, con una strofa dello Stabat mater cantato da Federica Santoni nel video curato dall’Associazione GMP GAIA Aps di San Venanzo (TR): https://www.youtube.com/live/acsZJFvHkaM?si=3VfIUbd1C5OeRXhd ↩︎

Notte internazionale della Geografia 2025

presenta il volume

L’UMBRIA SULLE ACQUE DEL MONDO
Geografie e storie di navi con il nome di una regione

di Maurizio Coccia

Pubblicata col numero 20 nella collana Culture Territori Linguaggi dell’Università degli Studi di Perugia (www.ctl.unipg.it), l’opera prende spunto da una curiosa tradizione dell’onomastica navale e percorre oltre un secolo e mezzo di storia della mari-neria di tutto il mondo. L’avvio è nel nome di un pirovapore della compagnia Rubattino, che negli anni ’60 e ’70 dell’800 fa la spola tra Civitavecchia e la Sardegna, ospitando a bordo anche Giuseppe Garibaldi. Il piroscafo si chiama Umbria, nel patriottico disegno ancora tutto risorgimentale di “fare gli italiani” e unificare la Penisola coi nomi delle navi. È solo la prima di una serie di navigli che porta nelle acque del globo il nome di una regione senza sbocchi marini. Nel paradosso, sorprende poi la fortuna delle navi Umbria nell’onomastica d’oltreoceano. Il libro, basandosi su dati d’archivio e dei registri navali nazionali e interna-zionali, riporta alla memoria viaggi e avventure, significati ed esiti, immagini e caratteri di quaranta imbarcazioni tra mercantili e militari. Su di loro, il carico di speranza e miseria, sudore e lusso di un’infinità di storie.

Link alla Notte internazionale: https://www.geonight.net/
Link all’evento umbro: https://www.geonight.net/25285-2/

L’immagine, tratta dalla copertina del volume, è opera di Antonio Coccia

Sul volume di Coccia da segnalare la significativa recensione di Fabio Bettoni pubblicata sul volume CXIX (2022) del Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria, pp. 309-311.

In ricordo di Dorica Manconi

Organizzata dalla Direzione regionale Musei Umbria per ricordare Dorica Manconi, archeologa del Ministero della Cultura di grande spessore professionale e umano, accademica fulginea, prematuramente scomparsa, la giornata di studi

La giornata di studi si svolgerà sabato 26 ottobre 2024 dalle ore 10:00 alle 18:00 presso il Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria

Il programma della giornata di studio in: https://www.musei.umbria.beniculturali.it/eventi/oltre-il-tempo-dorica-manconi-e-larcheologica/

Atti del Ragguaglio accademico 2019

CULTURA E CULTURE NEL SETTECENTO DI ALESSANDRO BARNABÒ (1715-1779)

Pubblicato il Supplemento n. 20 del Bollettino Storico della Città di Foligno con gli Atti del Ragguaglio accademico del 2019.

Il volume, pubblicato dall’Accademia Fulginia, è stato curato da Paola Tedeschi con la prefazione di Fabio Bettoni.

CULTURA E CULTURE NEL SETTECENTO DI ALESSANDRO BARNABÒ (1715-1779) - Copertina

L’indice della pubblicazione

FABIO BETTONI, Prefazione. Una proposta di ricerca

PAOLA TEDESCHI, Introduzione

GABRIELE METELLI, I Barnabò. Un casato nobiliare nel modulo oligarchico folignate

BRUNO MARINELLI, Alessandro Barnabò (1715-1779). Appunti per una biografia

FABIO BETTONI, ELENA LAURETI, Alessandro Barnabò letterato e poeta

Appendice I – Note prosopografiche. Una selezione
Appendice II – Da Foligno per la Repubblica letteraria degli Umbri. Soci al 1762
Appendice III – Foligno e Giuseppe II (1769)

ELENA LAURETI, Serti poetici

PAOLA TEDESCHI, Le carte Barnabò e le carte di Alessandro Barnabò

ANNA MARIA RODANTE, Alessandro Barnabò, cultore di araldica

LUCIANO PIERMARINI, Due segni dei Barnabò nella città e nel territorio di Foligno

LUCIA BERTOGLIO, EMANUELA CECCONELLI, Palazzo Monaldi Barnabò

Appendice I – Residenze Barnabò entro la cinta muraria di Foligno
Appendice II – Oratorio di Palazzo Monaldi Barnabò
Appendice III – Oratorio Barnabò della Tenuta del Palombaro
Appendice IV – Descrizioni del Palazzo
Appendice V – Gli affreschi quattrocenteschi

ATTILIO TURRIONI, Sintesi conclusiva

Album fotografico

Recensioni

Maurizio Coccia in Gazzetta di Foligno, 8 settembre 2024

Maurizio Coccia in Foligno, Bollettino della Pro Foligno, Accademia Fulginia Notizie

Dante Cesarini (1936-2024)

Foto RGU (Radio Gente Umbra)

Don Dante Cesarini è morto il 21 aprile. Cappellano del Papa, nostro Accademico Ordinario (dal 1981), ha dedicato una parte importante della sua attività culturale alla ricerca storiografica, con precipue  riflessioni sui rapporti tra storia sociale, storia della cultura e storia umana di coloro i quali, con la propria vita, hanno costituito un modello esemplare.

In questo quadro, le “vite” di taluni uomini di Chiesa hanno avuto la parte maggiore: pensiamo ai sacerdoti folignati Consalvo Battenti, Ernesto Caterini, Pietro Corradi, Mario Sensi: sui quali ha scritto in contributi che vanno dal 1978 al 2018. Si tratta di studi
che hanno accompagnato l’avvio dell’Archivio del Movimento Cattolico Folignate Contemporaneo i cui primi passi si dovettero a Cesarini nel contesto del Sinodo Diocesano indetto e realizzato (1986-1991) dal vescovo Giovanni Benedetti, e si sostanziarono nel volume a più voci Storia Religiosa e Civile Folignate. Miscellanea I (1990).

Direttore della “Biblioteca Lodovico Jacobilli” (2003-2020), non poteva non intrattenersi con due preti folignati a quella istituzione molto legati: il fondatore, Jacobilli appunto,
il grande agiografo seicentesco; e Francesco Conti, impareggiabile direttore-riorganizzatore della medesima (dal 1974 al 2003, anno della morte).

Ma, al di là del nostro perimetro folignate, nella sua qualità di teologo e filosofo (cultore di Karl Popper, sulla scia del suo e nostro amico Dario Antiseri) ha rivolto un’attenzione costante (dal 1999) verso ecclesiastici del “movimento” Modernista cattolico quali Ernesto Bonaiuti, Umberto Fracassini, Francesco Mari (anche nei loro confronti con Alfred Loisy, Gaetano De Sanctis, Giuseppe Ricciotti e Luigi Salvatorelli), scrivendone in saggi poi raccolti (integrati e rifusi) nel volume Tra storia e mistica. Studi sul Modernismo cattolico (2008, 364 pp.).

La stessa logica analitica e interpretativa scorre lungo le pagine su due esponenti di primo piano del laicato cattolico folignate: Stefano Ponti (1991) e Luciano Radi (2008). Se, come nel caso di Giuseppe Piermarini, l’architetto neoclassico fiorito nel Settecento, la scrittura si sostanzia esclusivamente di una puntuale, tuttora imprescindibile ricerca bibliografica (1983, 327 pp.), questa, tuttavia, non è una elencazione fredda di titoli che hanno riguardato il celebre Concittadino nostro, bensì l’esempio di un approccio partecipato, ad un tempo didascalico e didattico. Ciò vale pure per quanto scrisse sulla fortuna critica di Niccolò di Liberatore detto l’Alunno (1985), sulla beata Angela nella visione agiografica di Jacobilli (2009), e sulla spiritualità dello stesso Agiografo (2013).

Tra storia e antropologia, Cesarini lasciò un Dialogo con la Cultura,  che egli stesso ha definito appunti per un corso all’Istituto Teologico di Assisi (2007-2009, biennio di Teologia
Fondamentale); se ne coglie l’eco in una brillante intervista rilasciata (2010) al professore Guglielmo Tini, per il libro Spendersi è il loro guadagno. Interviste ai sacerdoti della Diocesi di Foligno, pubblicato sotto gli auspici del vescovo Gualtiero Sigismondi nell’ambito dell’Anno Sacerdotale voluto da Benedetto XVI. A proposito di teologia come «incontro di diversi universalismi», Cesarini sostenne che il «primo passo» di tale incontro risiede nel «riconoscere Gesù-Messia», ovvero il «coagulo di speranze», uno «scrigno di attese», «senza nulla togliere a Maometto profeta e ai libri sacri indù»; del resto, «Messia non significa Figlio di Dio», bensì «risposta dall’Alto tra altre risposte dalla trascendenza». E questa prospettiva dialogica, aggiunse don Dante, potrebbe essere accettata anche dall’ebraismo, «nel senso di Gesù Messia dell’ultimo tempo, cioè non adesso ma al suo ritorno». E non si nascose trattarsi di una prospettiva sul tempo lungo; l’unica, tuttavia, «che avrebbe anche un valore terapeutico contro conflitti esacerbati e preconcetti astiosi. In attesa che tutti esclamino avanti a Cristo ‘Mio Signore e mio Dio!’».

Sulla tematica del dialogo, Cesarini veniva da lontano. Molti anni fa, quando animava il mondo di Gioventù Studentesca e degli Universitari Cattolici, fece conoscere Marxismo e Cristianesimo di Giulio Girardi, prete salesiano, libro che ebbe la prefazione di Franziskus
Koenig, cardinale primate dell’Austria, e fu stampato (1968) da Cittadella Editrice di Assisi. Diversamente da Girardi, il quale avrebbe abbracciato la Teologia della Liberazione e poi sarebbe stato ridotto alla condizione lacale, Cesarini rimase nella più organica ortodossia. Ma c’è chi ancora ricorda l’equilibrio con il quale presentò al pubblico quel testo.

Il ricordo di don Dante Cesarini anche in Accademia Fulginia Notizie (pag. 15 di Foligno. Bollettino della Pro Foligno, n. 5 / 2024) a cura del Magistero Accademico. In questo sito.

Secondo ragguaglio accademico

La Società letteraria degli Umbri 18 marzo 2024_testata

La Società Letteraria degli Umbri in Foligno (1760-1779)

Secondo Ragguaglio Accademico del ciclo
Cultura e culture nel Settecento di Alessandro Barnabò (1715-1779)

Considerati i notevoli risultati acquisiti dalla nostra Accademia Fulginia con il Primo Ragguaglio del 16 novembre 2019, il Secondo incontro mira a sviluppare le potenzialità conoscitive racchiuse nell’Album Sodalium contenuto negli Acta Reipublicae Litterariae Umbrorum, Foligno, Fofi, 1762. Questo assunto si chiarirà scorrendo i titoli che seguono.

Inoltre, rispondendo alle ripetute sollecitazioni ministeriali, la proposta si prefigge lo scopo di allargare la partecipazione all’Università e a quelle realtà umbre come Perugia, Assisi, Todi e Spoleto nelle quali il portato accademico settecentesco fu più rilevante.

D’altro canto, occorreva mantenere il legame con la figura di Alessandro Barnabò che è stata il punto di partenza della nostra riflessione, determinando così un raccordo stretto e puntuale con la precedente iniziativa del 2019.

Al mattino:

Coordina Piero Lai Accademia Fulginia

Fabio Bettoni, Accademia Fulginia
Questo secondo Ragguaglio

Filippo Maria Troiani, Università degli Studi di Perugia,
Letterati e città nell’Umbria del Settecento

Elena Laureti, Accademia Fulginia,
Alessandro Barnabò arcade

Maurizio Coccia, Accademia Fulginia,
L’Album Sodalium della Società Letteraria degli Umbri

Luigi Sensi, Accademia Fulginia,
L’antiquaria nell’Umbria del Settecento

 Al pomeriggio:

Coordina Paola Tedeschi Accademia Fulginia

Rita Chiacchella, Università degli Studi di Perugia,
Letterati di Perugia nella Società Letteraria degli Umbri

Chiara Coletti, Università degli Studi di Perugia,
Letterati di Assisi nella Società Letteraria degli Umbri

Filippo Orsini, Archivio Storico Comunale di Todi,
Letterati di Todi nella Società Letteraria degli Umbri

Liana di Marco, Accademia Spoletina,
Letterati di Spoleto nella Società Letteraria degli Umbri

Saluto conclusivo
Mario Squadroni, Deputazione di Storia Patria per l’Umbria

Scopoli

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Secondo appuntamento per le iniziative che anticipano la XIII edizione di Festa di Scienza e Filosofia con il ciclo di conferenze organizzate nelle località della Valle Umbra.

L’incontro dal titolo “Scopoli” sarà dedicato alla frazione folignate e al suo patrimonio storico-artistico.

Interverranno lo storico dell’economia Fabio Bettoni, l’archeologa Maria Romana Picuti e lastorica dell’arte Emanuela Cecconelli, con l’introduzione della dottoressa Annamaria Menichelli.

In memoriam / 2

Stefano Menicacci (1931-2023)

Stefano Menicacci
Foto © Imagoeconomica
(foto © Imagoeconomica)

Il 30 giugno 2021, riuniti in palazzo Candiotti con la presidenza di Boris Ulianich, celebrammo il 60° Annuale della Seconda Fulginia, l’Accademia cui ci onoriamo di appartenere. Tra i presenti, un ancor vigile e partecipe Stefano Menicacci. Folignate, avvocato, uomo politico di notorietà nazionale, Menicacci era stato tra coloro che avevano promosso la rinascita dell’antichissimo Sodalizio Fulgineo nato il 23 agosto 1759, partecipando all’incontro di fondazione del nuovo, secondo Istituto che undici eminenti concittadini insieme a lui tennero il 30 giugno 1961, nella Sala Gialla del Circolo Cittadino sito nel palazzo Orfini di via Umberto I, alla presenza del notaio Tommaso Biondi. Da quel momento e fino a tempi molto recenti, il nostro Accademico non ha mai fatto mancare la sua vicinanza.
Appassionato di storia, e di quella umbro-folignate in modo speciale, vi sono state molte occasioni nelle quali ha espresso nitide testimonianze orali e scritte dei suoi saperi (si pensi al costante interesse per la storia della Quintana; si veda ‘Foligno e Fabriano’, nel “Bollettino Pro Foligno”, 2015, n. 3); peraltro, ha sostenuto le nostre edizioni, come nel caso del volume ‘Capire Faloci’, pubblicato nel 2016 in collaborazione con la “Gazzetta di Foligno” (https://www.accademiafulginia.it/ Supplementi).
Nondimeno, la militanza politica e la libera attività professionale monopolizzarono le sue energie. Consigliere comunale di Foligno per molti anni, fu membro della Camera dei Deputati per tre Legislature (V-VII) dal 1968 al 1979, impegnandosi prevalentemente nelle Commissioni parlamentari dedicate ai temi economico-sociali, e con 194 Disegni di legge (60 presentati da primo firmatario), 236 Atti d’Indirizzo e Controllo (207 da primo firmatario), 133 interventi (119 in Assemblea). Tra il 1979 e il 2021, partecipò 34 volte a Radio Radicale. Testimonianze della sua attività politica sono presenti, oltre che negli archivi delle Istituzioni citate, nella raccolta documentaria di “Movimento sociale – Destra nazionale. Sezione di Foligno”, di cui al sito https://www.siusa.archivi.beniculturali.it/

Marco Paolo Tucci (1957-2023)

Marco Paolo Tucci
(foto www.unisi.it)

Nostro concittadino, Tucci era membro del Dipartimento di Economia e Statistica dell’Università degli Studi di Siena,professore ordinario di ‘Econometrics’ al corso di Laurea Magistrale in Finance,eTime series nel Programma di Dottorato in Economia Politicanella Scuola di Economia e Management della stessa Università. Dal 2006 era socio ordinario della nostra Accademia.

Antonio Paolucci (1939-2024)

Antonio Paolucci al Museo Bardini di Firenze (2013) © Sailko, CC BY 3.0 , via Wikimedia Commons

Lo ricordiamo presente in Umbria nella sua qualità di Commissario straordinario del Goveno alla basilica di San Francesco colpita dal terremoto del 26 settembre 1997. Nato a Rimini, Paolucci è morto in Firenze ove era stato Sovrintendente al Polo museale fiorentino. Storico dell’Arte insigne, se ne ricordava di frequente il suo discepolato con Roberto Longhi; nel 1969, era entrato nell’Amministrazione dei Beni Culturali, ivi esplicando il proprio ruolo da Grand Commis dello Stato. Una vasta esperienza che gli valse anche la direzione dei Musei Vaticani (2007-16). Ebbe anche un ruolo governativo quale ministro ai Beni Culturali e Paesaggistici nel Ministero di Lamberto Dini (1995-96): seppe dimostrare l’intrinseco valore della competenza scientifica. Nel 2004 divenne Socio dell’Accademia dei Lincei; nel 2018, Socio Nazionale della stessa Istituzione; nel 1998, accettò la nomina a Socio Corrispondente della Fulginia tributandoci un riconoscimento assai prestigioso.
Grazie anche alla sua attenzione verso la nostra città, nei giorni 16-26 gennaio 2014 la pala d’altare con la ‘Madonna di Foligno’, dipinta da Raffaello tra il 1511 e il 1512 per Sigismondo dei Conti, tornò nel Monastero di Sant’Anna delle Terziarie Regolari Francescane della Beata Angelina, il luogo dove dal 1585 al 1787 l’opera era stata conservata.

(Luigi Sensi)

Marco Paolo Tucci

Marco Paolo Tucci

Il Magistero e il Corpo Accademico formulano il cordoglio più sentito
ai famigliari per la scomparsa del socio Marco Paolo Tucci del Dipartimento di Economia e Statistica dell’Università degli Studi di Siena, professore ordinario di Econometrics al corso di Laurea Magistrale in Finance e Time series nel Programma di Dottorato in Economia Politica nella Scuola di Economia e Management della stessa Università.

(Foto in evidenza: www.unisi.it)