di Giuseppe De Rosa
Le promesse a te stesso che poi non rispetti e fanno forse persino più male di quelle mancate nei confronti degli altri. Ora il documentato articolo di Fabio Bettoni su don Mario Sensi mi riporta alla mente un proposito di dieci anni fa al quale non ho mai dato seguito. Voglio cosi ricordare anch’io, da un modesto spalto, questa figura di prete-intellettuale fuori dell’ordinario, così come lo erano i suoi amici camerti, i cui nomi Bettoni opportunamente richiama. Aggiungerei solo uno che prete non era anzi, tutt’altro – il magistrato Bruno Fabi (1927-2009), le cui speculazioni filosofiche e incursioni letterarie erano valse da collante tra i due. E ora procedo per flashback. Conobbi don Mario Sensi a Colfiorito, mi pare nella seconda metà degli anni Settanta, in un’occasione in cui mi ero improvvisato autista di don Antonio Bittarelli, che li era stato chiamato da don Mario per non rammento quale ricorrenza religiosa, comunque una processione che partiva dal cimitero e giungeva nella chiesa al centro della frazione. Nell’abitazione mi colpirono i libri sparsi dappertutto, una pratica che poi avrei adottato come mia fino ai colpi del terremoto del 2016.
Man mano che cresceva la mia curiosità per le pagine della storia diveniva più facile imbattersi negli studi di d. Mario Sensi perché Foligno, Nocera Umbra, Colfiorito (terra di imprescindibile confine, a partire dalla basilica di Plestia), Spoleto, finanche Perugia, hanno sempre incrociato le loro vicende con Camerino, per piccoli e a volte anche grandi e tragici avvenimenti e i suoi studi erano fonti abbondanti di suggerimenti e di notazioni. In un convegno – mi si perdoni se non so riferire l’anno – tenuto a Colfiorito sui “santuari terapeutici” tra Umbria e Marche non potei fare a meno di lasciarmi guidare da un suo illuminante saggio sull’argomento dato alle stampe nel 1980.

Ma la storia chiede il suo tributo anche alla cronaca. Fu così che, trovandomi a sostituire di fatto don Bittarelli, gravemente infermo, nella conduzione dell’«Appennino camerte» dal 1999 al 2003, ebbi occasione di contatti telefonici con lui per via di qualche articolo: ricordo benissimo quella volta in cui ci scambiammo concordi opinioni sulla deriva del settimanale diocesano di Foligno, diventato in quel momento il megafono del populismo berlusconiano: il nostro non era o non era solo un giudizio politico, quanto piuttosto una rivendicazione di autonomia di una stampa che illusoriamente pretendevamo super partes.
Rispose affermativamente senza esitazione a chi gli aveva chiesto di partecipare con un suo saggio al volume collettaneo «I Monti Azzurri. A Pier Luigi Falaschi per il suo ottantesimo compleanno»; il libro uscì a luglio 2015, ma don Mario ci aveva ahimè lasciato due mesi prima. Il suo contributo San Giusto a San Maroto. Una “rotonda” ad instar Sancti Sepulchris pur senza nominarle, anzi senza neppure prenderle in considerazione, faceva giustizia di tante strampalate teorie circa un uso “civile” della chiesa di San Giusto risalente all’alto medioevo da parte di personaggi che al solo nominarli ne offenderemmo la memoria storica.
Mi occupavo di ordini religiosi scomparsi da Camerino, i somaschi, i carlotti, gli apostolilli… Mi venne allora in mente. che tanti anni prima, proprio quella volta che avevo accompagnato don Antonio Bittarelli a Colfiorito, avevo soffermato l’attenzione a casa di don Mario Sensi su un volume facente parte di un enciclopedia (all’epoca non ancora completata) degli ordini religiosi: il Dizionario degli istituti di perfezione (dieci volumi, 1974-2003). Visto che la Valentiniana non ne disponeva, pensai che sarebbe stato il caso di acquistarla. Memore di ciò, telefonai a don Mario perché non sapevo nemmeno chi fosse l’editore. Si offri di procurarmela e anche a un prezzo di favore. Andai a prenderla a Spello, dove allora viveva: fu difficoltoso accedere con l’auto nelle vie strette del medievale paese umbro; nella sua casa la quantità di libri era ancora più debordante persino di quanto avevo visto a Colfiorito. Breve il colloquio, di rito la cordialità dei ringraziamenti, ma avvertii che aveva la mente rivolta altrove.
Non so quanti altri anni passarono. Ero a Milano per un congresso forense (il web mi dice che era il 2012): lo incrociai inaspettatamente in piazza Diaz, a due passi dal Palazzo Reale e quindi da piazza Duomo. Fu solo un saluto fugace, non ci facemmo reciproche domande, d’altra parte la vulgata pretende questo da Milano, no? Dell’ultima volta che incontrai don Mario Sensi non posso fare a meno di ricordare la data e i dettagli. Perugia, sabato 5 aprile 2014, presentazione del libro di don Giuseppe Tozzi Lieti attingerete alla sorgente sulla vita e le opere dell’arcivescovo Bruno Frattegiani (1914-1996), alla guida della diocesi camerinese dal 1964 al 1989: un ritorno nella sua amata Umbria, nella diocesi dove era stato vicario prima di essere eletto vescovo, primo dopo la repressione anti “modernista” culminata con la chiusura del seminario perugino nel 1907. Terminata la presentazione, eravamo seduti a pranzo in un’ampia luminosa stanza con la vista su piazza IV Novembre e, ovviamente, sulla sempre emozionante Fontana maggiore, quando sopraggiungeva una telefonata che mi comunicava la morte di mio padre. Ripartimmo in fretta per Camerino, fermandoci a Spello per far scendere don Mario. Una memoria dolce per la sollecitudine di chi viaggiò con me lungo la via del ritorno e angosciante per il resto.